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lunedì 23 aprile 2012

sal "snapper year" bent creek - august

con calma, molta calma, arrivo anche io a finire le tappe, ahahahahah....ecco agosto, carissimo da ricamare

ormai ci siamo, mancano quattro mesi e due stagioni, il grosso è fatto ;)


devo ringraziare ora Anna per il premio che mi ha dato e che serve a far conoscere qualcosa di più di noi.  Le regole sono due:

ringraziare chi ti ha premiato (corro a farlo :D) ed elencare tre cibi che ti piacciono particolarmente
- le fragole, in tutti i modi e in tutte le salse. per una ricetta facile e veloce, vi consiglio questo antipasto scelto per il pranzo del mio matrimonio: tagliata di pesce spada affumicato servito con fragole.....così, semplice semplice, ma raffinatissimo
- il caffè: anche questo in tutte le salse, anche se il preferito rimane il caffè espresso ristretto
- lo yogurt: chi mi conosce bene sa che se parto con una dieta divento bravissima.....ma non toglietemi lo yogurt! ultimamente lo mangio solo di soia, ma comunque ne divoro barattoli e barattoli, a colazione, a pranzo, a merenda, per cena....ogni occasione è buona per uno yogurt!
ora dovrei girare il premio ad altre dieci blogghine, ma come si fa? facciamo così: chiunque passi di qui, lo prenda! questo premio è per tutte le buone forchette del web ;)


recensioni

I VICERE'
Federico De Roberto

da wikipedia

Il romanzo è diviso in tre parti: la prima parte inizia con la morte della vecchia principessa Teresa, crudele e dispotica, che nomina eredi universali il primogenito Giacomo e il prediletto terzogenito Raimondo, lasciando solo legati minori agli altri figli: Angiolina e Lodovico, monaci, Chiara, moglie del marchese di Villardita, Ferdinando e Lucrezia, non sposati. Mentre in famiglia sorgono contrasti sulla divisione dell'eredità, il principino Consalvo, figlio di Giacomo, viene mandato a studiare al ricco convento di San Nicola, dove già vivono gli zii Lodovico e Blasco. Raimondo intreccia una relazione con donna Isabella Fersa, mentre Lucrezia si invaghisce del giovane avvocato liberale Benedetto Giulente. Con lo sbarco dei Mille in Sicilia, lo zio Gaspare si rende popolare presso i rivoluzionari per le sue simpatie liberali. Benedetto Giulente si unisce ai garibaldini e viene ferito nella battaglia del Volturno, e rientra a Catania accolto da eroe; superando le resistenze della famiglia, sposa Lucrezia. Chiara, finalmente incinta dopo lunga attesa, partorisce un feto mostruoso che muore subito. Dopo il plebiscito che sancisce l'annessione al Regno d'Italia, Gaspare nel 1861 viene eletto deputato, carica che sfrutterà per arricchirsi.
La seconda parte segue le vicende della famiglia fino al 1870. Raimondo abbandona la moglie Matilde; grazie alla loro influenza gli Uzeda ottengono l'annullamento del suo matrimonio e di quello di donna Isabella, che Raimondo sposa subito dopo. La cugina Graziella, dopo la morte del marito, frequenta assiduamente casa Uzeda e sposa Giacomo non appena questi resta vedovo. Nel 1867 il convento di San Nicola viene soppresso, e Blasco investe le ricchezze sottratte al convento in buoni del tesoro e in terreni già appartenuti al convento stesso; per convenienza si converte al liberalismo e diventa sostenitore del nuovo stato, fino a festeggiare per strada la presa di Roma. Consalvo, finalmente uscito dal convento, conduce vita sregolata e i rapporti tra lui e il padre peggiorano. Ferdinando, gravemente malato di corpo e di mente, muore.
La terza parte è dominata dalle vicende di Consalvo e Teresa, figli di Giacomo. Dopo un viaggio sul continente e all'estero, Consalvo decide di intraprendere la carriera politica, aiutato dalle sue doti di oratore e dall'influenza dello zio Gaspare. Teresa si innamora, ricambiata, del cugino Giovannino Radalì, ma i due cedono alle rispettive famiglie e Teresa si adatta a sposare il rozzo Michele, fratello maggiore di Giovannino. Ma l'amore tra i due si risveglia e la sua impossibilità porta Giovannino al suicidio. Giacomo, gravemente malato e in pessimi rapporti con Consalvo, lo disereda poco prima di morire, ma questo non ostacola i progetti del giovane, che si rende popolare come assessore e poi sindaco. Il romanzo si conclude con le prime elezioni a suffragio allargato del 1882 in cui Consalvo, di fede reazionaria e borbonica, finge idee di sinistra e viene eletto trionfalmente, convinto che - al di là di ogni rivolgimento storico - nulla possa veramente cambiare e che i privilegiati debbano adattarsi alle nuove situazioni politiche, come quella successiva all’unità, potendo solo così mantenere intatti dominio e potere.
Emerge da questo quadro il fallimento degli ideali risorgimentali con una interpretazione già presente nelle novelle Il reverendoLibertà e Mastro-don Gesualdo del Verga e che accomuna molti tra gli scrittori meridionali, da Pirandello, nel romanzo I vecchi e i giovani, a Tomasi di Lampedusa, nel Gattopardo.
Nell'explicit del lavoro di De Roberto, quando Consalvo, ormai deputato, parla alla "zitellona" zia Ferdinanda, vi è l'intera chiave di lettura del romanzo:
« ... Noi siamo troppo volubili e troppo cocciuti ad un tempo. Guardiamo la zia Chiara, prima capace di morire piuttosto che di sposare il marchese, poi un'anima in due corpi con lui, poi in guerra ad oltranza. Guardiamo la zia Lucrezia che, viceversa, fece pazzie per sposare Giulente, poi lo disprezzò come un servo, e adesso è tutta una cosa con lui, fino al punto di far la guerra a me e di spingerlo al ridicolo del fiasco elettorale! Guardiamo, in un altro senso, la stessa Teresa. Per obbedienza filiale, per farsi dar della santa, sposò chi non amava, affrettò la pazzia ed il suicidio del povero Giovannino; e adesso va ad inginocchiarsi tutti i giorni nella cappella della Beata Ximena, dove arde la lampada accesa per la salute del povero cugino! E la Beata Ximena che cosa fu se non una divina cocciuta? Io stesso, il giorno che mi proposi di mutar vita, non vissi se non per prepararmi alla nuova. Ma la storia della nostra famiglia è piena di simili conversioni repentine, di simili ostinazioni nel bene e nel male... Io farei veramente divertire Vostra Eccellenza, scrivendole tutta la cronaca contemporanea con lo stile degli antichi autori: Vostra Eccellenza riconoscerebbe subito che il suo giudizio non è esatto. No, la nostra razza non è degenerata: è sempre la stessa. »
Quando I Viceré uscì non ebbe fortuna perché il naturalismo stava ormai declinando ed iniziava ad affermarsi la reazione spiritualistica di D'AnnunzioFogazzaroPascoli. Inoltre, il tono troppo pessimistico e la forma poco elegante non potevano più essere apprezzati in un momento in cui trionfavano il nazionalismo ed il formalismo. A influenzare l'insuccesso del romanzo venne infine la critica negativa di Benedetto Croce.[2]
Tuttavia I Viceré, insieme ai Malavoglia del Verga, è uno dei capolavori del Verismo italiano per la ricchezza dei personaggi, l'ampiezza della struttura e la vivezza della rappresentazione.


commento personale: titubante all'inizio della lettura, non essendo molto amante del verismo, mi aspettavo una lettura pesante. e invece gia dalle prime pagine mi sono trovata avvinta da una storia senza tempo, attualissima  anche oggi nei suoi contenuti e viene spontaneo, alla parola fine, chiedersi come mai si prediligano altri autori da studiare a scuola, quando un capolavoro come questo  è sicuramente di più facile interpretazione per i ragazzi