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giovedì 13 maggio 2010

Merita una lettura e un'attenta riflessione!

Dalla scrittrice albanese Elvira Dones riceviamo questa lettera

aperta al premier Silvio Berlusconi in merito alla battuta del

Cavaliere sulle "belle ragazze albanesi". In visita a Tirana,

durante l'incontro con Berisha, il premier ha attaccato gli

scafisti e ha chiesto più vigilanza all'Albania. Poi ha

aggiunto: "Faremo eccezioni solo per chi porta belle ragazze".



"Egregio Signor Presidente del Consiglio, le scrivo su un

giornale che lei non legge, eppure qualche parola gliela devo,

perché venerdì il suo disinvolto senso dello humor ha toccato

persone a me molto care: "le belle ragazze

albanesi". Mentre il premier del mio paese d'origine, Sali

Berisha, confermava l'impegno del suo esecutivo nella lotta

agli scafisti, lei ha puntualizzato che "per chi porta belle

ragazze possiamo fare un'eccezione."

Io quelle "belle ragazze" le ho incontrate, ne ho incontrate a

decine, di notte e di giorno, di nascosto dai loro magnaccia,

le ho seguite da Garbagnate Milanese fino in Sicilia. Mi hanno

raccontato sprazzi delle loro vite violate, strozzate,

devastate. A "Stella" i suoi padroni avevano inciso sullo

stomaco una parola: puttana. Era una bella ragazza con un

difetto: rapita in Albania e trasportata in Italia, si

rifiutava di andare sul marciapiede. Dopo un mese di stupri

collettivi ad opera di magnaccia albanesi e soci italiani, le

toccò piegarsi. Conobbe i marciapiedi del Piemonte, del Lazio,

della Liguria, e chissà quanti altri. E' solo allora - tre anni

più tardi - che le incisero la sua professione

sulla pancia: così, per gioco o per sfizio.

Ai tempi era una bella ragazza, sì. Oggi è solo un rifiuto

della società, non si innamorerà mai più, non diventerà mai

madre e nonna. Quel puttana sulla pancia le ha cancellato ogni

barlume di speranza e di fiducia nell'uomo, il massacro dei

clienti e dei protettori le ha distrutto l'utero.

Sulle "belle ragazze" scrissi un romanzo, pubblicato in Italia

con il titolo Sole bruciato. Anni più tardi girai un

documentario per la tivù svizzera: andai in cerca di un'altra

bella ragazza, si chiamava Brunilda, suo padre mi aveva pregato

in lacrime di indagare su di lei. Era un padre come tanti altri

padri albanesi ai quali erano scomparse le figlie, rapite,

mutilate, appese a testa in giù in macellerie dismesse se

osavano ribellarsi. Era un padre come lei, Presidente, solo

meno fortunato. E ancora oggi il padre di Brunilda non accetta

che sua figlia sia morta per sempre, affogata in mare o

giustiziata in qualche angolo di periferia. Lui continua a

sperare, sogna il miracolo. E' una storia lunga, Presidente...

Ma se sapessi di poter contare sulla sua attenzione, le

invierei una copia del mio libro, o le spedirei il

documentario, o farei volentieri due chiacchiere con lei. Ma

l'avviso, signor Presidente: alle battute

rispondo, non le ingoio.

In nome di ogni Stella, Bianca, Brunilda e delle loro famiglie

queste poche righe gliele dovevo. In questi vent'anni di

difficile transizione l'Albania s'è inflitta molte sofferenze e

molte ferite con le sue stesse mani, ma nel popolo

albanese cresce anche la voglia di poter finalmente camminare a

spalle dritte e testa alta. L'Albania non ha più pazienza né

comprensione per le umiliazioni gratuite. Credo che se lei la

smettesse di considerare i drammi umani come materiale per

battutacce da bar a tarda ora, non avrebbe che da guadagnarci.

Questa "battuta" mi sembra sia passata sottotono in questi

giorni in cui infuria la polemica Bertolaso , ma si lega

profondamente al pensiero e alle azioni di uomini come

Berlusconi e company, pensieri e azioni in cui il rispetto per

le donne é messo sotto i piedi ogni giorno, azioni che non sono

meno criminali di quelli che sfruttano le ragazze albanesi,

sono solo camuffate sotto gesti galanti o regali costosi mi

vergogno profondamente e chiedo scusa anch'io a tutte le donne

albanesi



Merid Elvira Dones