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sabato 26 marzo 2011

recensioni


LA FATTORIA DEGLI ANIMALI - George Orwell

Gli animali della Fattoria Padronale (Manor Farm in lingua originale), maltrattati e sfruttati dal loro padrone, Mr. Jones, vengono a conoscenza del sogno di un vecchio e saggio verro della fattoria, chiamato Vecchio Maggiore e rispettato da tutti. In questo sogno, gli animali sono liberi dal giogo dell'uomo, i soli artefici del proprio destino. Infatti Vecchio Maggiore, oltre a riferire il suo sogno, fa notare a tutti gli animali della fattoria come il loro unico nemico sia l'uomo, l'unico animale che consumi senza produrre, arrivando a formulare questa massima: «Tutto ciò che ha quattro gambe o ali è buono, tutto ciò che ha due gambe è cattivo», sintetizzato dalle pecore in «Quattro gambe buono, due gambe cattivo». Per concludere il suo insegnamento, Vecchio Maggiore insegna agli altri animali un canto che aveva appreso da piccolo e che profetizzava la liberazione degli animali in un tempo futuro.
Il signor Jones, diventato ormai un alcolista, trascura sempre più la fattoria fino a quando un giorno agli animali non viene data la razione di cibo e le mucche non vengono munte; non resistendo più, gli animali sfondano i recinti per andare a cibarsi da soli, mentre Jones e gli altri uomini si scagliano contro di loro. Spontaneamente, gli animali iniziano a combattere contro gli umani e riescono a cacciare questi dalla fattoria, che diventa di loro esclusiva proprietà ed è ribattezzata "Fattoria degli animali" (Animal Farm in lingua originale).
Ben presto, tuttavia, emerge tra loro una nuova classe di burocrati sfruttatori, formata dai maiali, gli stessi che avevano incitato il "popolo" a ribellarsi dall'oppressore. Essi, con la loro astuzia, il loro egoismo e la loro cupidigia si impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più ingenui e semplici.
Tra questi i più potenti sono Napoleon (o Napoleone in alcune traduzioni[1]) e Palla di Neve, i quali aspirano a concentrare tutto il potere nelle loro mani.
Napoleon si circonda di un gruppo di cani come sue milizie personali. Essi scacciano Palla di Neve e uccidono chi non si mostra d'accordo con le idee del capo.
Il dittatore, furbescamente, fa ricadere tutte le colpe sull'esiliato Palla di Neve e attribuisce a sé tutti i meriti, come ad esempio il progetto di costruzione del mulino, che poi fallisce miseramente. Anche in questo caso il crollo dell'edificio viene fatto passare come un atto terrorista di Palla di Neve. Napoleon tradisce anche i suoi sostenitori come Gondrano (o Boxer in alcune traduzioni e nell'originale[1]), il cavallo, che conduce al macello quando non è più utile ai suoi progetti.
Gli ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione sono traditi da un unico comandamento che si sostituisce agli altri sette: «Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri».
La frase che conclude il racconto («…le creature di fuori guardavano dal maiale all'uomo, dall'uomo al maiale e ancora dal maiale all'uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due.») è un modo ironico di Orwell per sottolineare l'utopia del comunismo: nessun uomo riuscirà mai a debellare il desiderio di potere

COMMENTO PERSONALE: paradossalmente la favola nata per enfatizzare come sarebbe stato impossibile attuare il comunismo nel mondo, oggi mi sembra altrettanto appropriata in merito a quanto sta succedendo in Libia. Dove esiste dittatura non esiste il bene e il progresso per tutti.